Teoria o Pratica: Cosa è Meglio?

Il Rapporto Tra Teoria e Pratica.

Vi è da sempre nella cultura umana un rapporto conflittuale tra la teoria e la pratica. L’ opposizione tra teoria e pratica è l’opposizione tra chi fondamentalmente pensa e chi fa, tra lo studioso e il manovale, tra chi studia e chi pratica, tra scienza e tecnica, tra parole e azioni. Un’opposizione, un conflitto che è radicato nella nostra cultura occidentale. Come in tutte le cose di questo mondo la dualità e la contrapposizone tra opposti è una “maschera” sotto cui si nasconde l’unità della totalità. Lo scopo di questo articolo è dimostrare che teoria e pratica hanno bisogno l’una dell’altra per strutturare un processo esperienziale di acquisizione di consapevolezza.

Cos’è la Teoria?

La parola teoria in greco designava una delegazione di teori. Il teoro nell’antica Grecia era una persona che svolgeva una funzione pubblica. Con il tempo la parola teoria ha iniziato a designare “una formulazione logicamente coerente (in termini di concetti ed enti più o meno astratti) di un insieme di definizioni, principi e leggi generali che consente di descrivere, interpretare, classificare, spiegare, a vari livelli di generalità, aspetti della realtà naturale e sociale, e delle varie forme di attività umana. In genere le teorie stabiliscono il vocabolario stesso mediante il quale descrivono i fenomeni e gli oggetti indagati, riconducono tali aspetti ad alcune leggi o proprietà generali da cui essi appaiono deducibili come casi particolari (in questo senso li «spiegano») e, talvolta (soprattutto nelle scienze naturali), consentono di prevedere la loro evoluzione futura in condizioni controllate (ovvero in cui sono state eliminate quelle che la teoria stessa indica come circostanze disturbanti)” [Vedi la definizione sul sito Treccani].

Da questa definizione  emergono i seguenti tre punti riguardo una teoria:

  • Descrive un fenomeno naturale o sociale, quindi un aspetto della totalità attraverso la creazione di un vocabolario di termini (Spazio);
  • Tramite la creazione di leggi che descrivono un fenomeno lo rendono prevedibile (Tempo);
  • Tramite l’interpretazione di un fenomeno e la creazione di leggi la teoria permette di sfruttare un fenomeno a proprio vantaggio ogni qual volta che si vuole (Energia):

Una teoria serve appunto a fare tre cose: descrivere, prevedere e dominare un fenomeno sociale o naturale nel rispetto del frattale di spazio, tempo ed energia.

Da qui una persona saggia comprenderà che ogni cosa ha bisogno di una teoria. Che si tratti di vendita, di marketing, di comunicazione, di fenomeni naturali la creazione di una teoria ci semplifica la vita. Ci rende più semplice e facile un’azione, ci facilita fare pratica della vita.

Cos’è la Pratica?

La parola pratica deriva dal latino pratico che deriva dal greco praktikos cioè attivo. La pratica è attività volta a un risultato concreto in un certo campo, in un certo settore. Quindi se la teoria è l’analisi di un fenomeno per ricavarne delle leggi la pratica può, dal mio punto vista, essere vista come le azioni che mettono alla prova la teoria. La pratica serve a verificare le leggi di una teoria. Fare pratica significa anche fare delle azioni che puntano a un risultato specifico atteso (Spazio) entro un certo periodo (Tempo) e che possano essere misurate rispetto al conseguimento del risultato atteso (Energia). Come sempre anche la teoria e la pratica possono essere descritte con il frattale di Spazio, Tempo ed Energia. Qualsiasi attività pratica serve a mettere alla prova una teoria. Tutto quello che facciamo è un pensiero che si trasforma in azione che genera pensieri che diventano altre azioni. La parola e le azioni si rincorrono. Un continuo alternarsi di pensieri e azioni, teoria e pratica che servono ad acquisire consapevolezza rispetto all’esperienza della totalità che facciamo come singoli e come collettività.

Non c’è Teoria Senza Pratica e Pratica Senza Teoria.

Pratica e teoria sono così due momenti del percorso di acquisizione della consapevolezza rispetto alle esperienze della totalità che ci circonda.

Non c’è studio che non richieda anche esercizio per capire se una teoria formulata rispetta i tre criteri visti di descrizione, prevedibilità e dominio su un fenomeno.

Non c’è parola che non preceda il fare. Il fare disorganizzato è fondamentalmente figlio di un discorso retorico, vuoto e senza senso.

Nella mia vita di studente sia di discipline pratiche (penso al Brasilian Jiu Jitsu) o teoriche (dalle materie scolastiche, alla filosofia e all’NLP) tutto è stato consapevolmente o no un alternarsi di teoria e pratica. La mia esperienza in questo senso mi ha portato a strutturare la mia attività di formatore e consulente come un continuo alternarsi di teoria e pratica (di strategia e tattiche per quanto riguarda la consulenza). Senza l’uno non c’è l’altra anche se la teoria (il momento di acquisizione della coscienza di un fenomeno e la conoscenza di esso) precede, dal mio punto di vista, la pratica (il momento di acquisizione della consapevolezza rispetto all’esperienza). Il logos, la parola è fondante, differenzia la specie umana e da essa nasce tutto l’edificio del sapere umano. Nella Genesi 1,1-18 è scritto “In principio era il Verbo”. Nei miei corsi e nelle sezioni in singolo molte persone mi chiedono il “Trick” su come fare qualcosa. Mi chiedono la pratica senza conoscere la teoria e io gli ricordo che così si rendono solo dipendenti da me che padroneggiando la teoria gli posso fornire il “trick” di turno utile, la legge ma senza il processo di acquisizione della coscienza e della conoscenza che è fondante rispetto alla pratica cioè all’acquisizione di consapevolezza.

Avere dei trick utili alla pratica genera solo automi inconsapevoli rispetto a un fenomeno.

Automi che di fronte a “deviazioni” dell’esperienza dal fenomeno, descritto ma non compreso, dalla legge, sono incapaci di operare in autonomia e di espandere la teoria ampliando la coscienza dei fenomeni che avvengono nella totalità. La conoscenza del trick, dell’ “ultima mossa” senza lo studio della teoria può salvare una volta ma non fornisce la consapevolezza di sé e del fenomeno che è la cosa che mi sforzo di trasmettere nel mio lavoro di consulente e formatore. Il mio consiglio per chiudere è di studiare, fare esperienza e verificare l’esperienza rispetto ai risultati attesi sempre e il più possibile. Siate fatti di parole e azioni orientate a un obiettivo che misurate, conoscete e che possiate verifcare.