“Cos’è il tempo?”. Questa è, secondo me, una delle domande fondamentali che accompagna da più tempo l’uomo. Capire la natura del tempo, o meglio la sua percezione è fondamentale. Per gli uomini e chissà forse nell’universo il tempo è la risorsa più scarsa. Fondamentalmente di spazio sembra essercene quanto ne vogliamo, la quantità di energia presente è infinita ma il tempo, almeno per la percezione che ognuno di noi ne fa, è finito. La vita dell’uomo è finita ma l’uomo vive e “spreca” il tempo come fosse infinito. Ma quanto è il tempo che spetta a ognuno di noi?
Quanto Tempo Abbiamo.
La speranza di vita media alla nascita nei paesi della comunità europea è di circa 82 anni. Per comodità facciamo assieme un calcolo su un’aspettativa di vita media di 80 anni. 80 anni per 365 giorni a cui aggiungere 20 giorni per gli anni bisestili fanno circa 29.200 giorni. Arrotondiamo per eccesso a trentamila giorni (si torna a circa 83 anni per caso). Ecco ora avete consapevolezza del fatto che abbiamo circa trentamila giorni per portare a termine la nostra esperienza su questo pianeta. Trentamila possibilità di fare per noi stessi e per gli altri qualcosa di più che sopravvivere (mangiare, dormire e riprodurci a caso). Se considerate che probabilmente (almeno parlo per me) un terzo o la metà di questi trentamila giorni sono passati a prendere consapevolezza di sé, di cosa si vuole o no; sono magari passati non al meglio delle possibilità (pensiamo a malattie e acciacchi dai piccoli ai grandi), alla fine il nostro tempo, quello che “conta” è ancora meno.
Cosa Fare con il Tempo: Chronos, Kairos e Rythmos.
Per imparare a usare bene il nostro tempo la prima cosa da fare secondo me, la prima cosa che conta è imparare a sentire che non è infinito. Ogni secondo conta (vi lascio il calcolo dei secondi se volete, vi ricordo solo per puntiglio che 1 giorno = 86.400 secondi). Ogni istante è un buon momento per fare qualcosa di “buono” per sé e per gli altri. Poi bisogna imparare a distinguere le nozioni di tempo o tipologie di tempo. Il tempo “misurato” come quantità oggettiva, i trentamila giorni è il “chronos” ma quello che a noi deve importare è il “kairos” cioè il contenuto dei giorni e degli anni. Iniziare a percepire il tempo come “kairos” e non più come “chronos” cambia la pienezza di una vita.
È come riempiamo il tempo, cosa ne facciamo e il significato che le nostre azioni danno al tempo che muta la qualità del nostro tempo e della nostra vita.
Facciamo un esempio pratico. Immaginate di passare la vita come un autista in macchina nell’ora di punta che deve arrivare in tempo al lavoro ma è già in ritardo. Impreca e insulta gli altri in coda con lui, fermi e imbottigliati, con la sensazione di non muoversi mai, di essere in ritardo e alla fine in ritardo ci arriva. Oltre a essere in ritardo non si gode un “bel tempo” mentre è in coda ma lo spreca a imprecare e ad agitarsi mentre potrebbe usare quel tempo per fare altro. Potrebbe chiamare o sentire una persona che ama o a cui tiene per dirglielo. Potrebbe ascoltare della buona musica o ascoltare qualcosa di utile per il suo accrescimento personale. Potrebbe fare di quel tempo che deve passare un tempo che dà “frutti”. Il “chornos” diventa “kairos”. Ma oltre a dare una sfumatura qualitativa al tempo secondo me si deve anche imparare a percepirne la struttura. Se secondo il Quantum Communication System tutto è spazio, tempo ed energia anche il tempo percepito dall’uomo si rifà a questa struttura.
Il “chonos “è lo spazio del tempo, il “kairos” è l’energia del tempo ed il tempo del tempo è il rhytmos come “succedersi ordinato nel tempo di forme di movimento, e la frequenza con cui le varie fasi del movimento si succedono”. Il rhytmos ha un solo “tempo” il presente. Come dice Sant’Agostino:
“Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa.”
C’è Solo il Presente che È un Dono.
Mi trovo perfettamente d’accordo con Sant’Agostino. C’è solo il presente e per fare una citazione di cultura pop come dice il Maestro Oogway in Kung Fu Panda a Poo:
“Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà. C’è un detto: “Ieri è storia. Domani è un mistero ma oggi è un dono, per questo si chiama presente.””
Sia Sant’Agostino che Oogway mi trovano d’accordo: c’è solo il presente. Un presente da “vegliare” custodire e vivere bene. Un presente da vivere con attenzione. Con un intento sempre centrato all’attenzione per le cose positive, per quello che ci fa stare bene e fa del bene nel mondo. Un presente per la gioia e per l’amore. Vivere nel presente significa leggere il passato come un insegnamento fatto di esperienze da non ripetere, soprattutto se negative. Essere centrati nel presente è, secondo me, leggere il futuro come un qualcosa che può avvenire, una probabilità che può sempre cambiare di attimo un attimo. Il presente è gravido dell’avvenire diceva Leibnitz. Nel nostro presente decidiamo il nostro futuro come dice Doc Brown a Marty e Jennifer alla fine di Ritorno al Futuro 3:
“Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Il vostro futuro è come ve lo creerete. Perciò createvelo buono”.
Come imparare a gestire il tempo come chronos, kairos e rhytmos è complicato: i miei e milioni di corsi di formazione dal vivo e sul web lo insegnano. Il mio augurio a tutti per chiudere e farla breve è il seguente:
Vivete il vostro chronos con rhytmos per creare il vostro kairos, un tempo vissuto per l’amore e la gioia.