La Gente – Parte 4

la gente parte 4

76.

L’errore personale di un soggetto, spesso grava anche su tutte le persone a lui vicine, in diretto contatto profondo o superficiale con esso, poiché è dovere di ognuno correggerlo se lo si vede stare per cadere in fallo, almeno provare anche se non si venga ascoltati e rifiutati da esso, dall’alto di una precedente e simile esperienza compiuta e conclusa con esito sia positivo che negativo, poiché anche un errore ha sempre qualcosa da insegnare a chi lo ha precedentemente compiuto. Per un soggetto la correzione e la previsione in una situazione dell’errore altrui non devono mai essere indotti nella propria interiorità dalla volontà di dimostrarsi superiore, migliore dell’altro, né negati per paura di vedersi da esso prima o poi superati e sorpassati, di divenirgli secondi. L’ammonimento di un possibile errore nascosto in una azione da parte di un soggetto nei confronti dell’altro deve essere sempre un atto gratuito, libero, spontaneo e disinteressato, originato dalla comprensione di far parte tutti di una trama comune e fitta, la gente, in cui un risultato, una conquista personale possono essendo condivisi accrescere ogni altro, l’intera alterità.

77.

L’atteggiamento che deve ispirare e guidare un soggetto nel rapportarsi ad un altro deve sempre essere il libero accoglimento e il disinteressato riconoscimento dell’altrui figura nella sua totalità fatta di esteriorità ed interiorità; la tolleranza, l’accettazione incondizionata da parte di ognuno della diversità che sempre si accompagna all’altro è l’unica maniera che possa permetterne il proprio inserimento spontaneo e riuscito fra tutti gli altri, fra la gente. Oltre che l’inserimento fra la gente, nell’alterità, l’accondiscendenza e la tolleranza verso ogni forma di diversità presente nell’interiorità o esteriorità di un soggetto permettono a ogni altro esistente al mondo che venga incontrato, non solo di situarsi sentendosi accolto e non scacciato in esso, ma di potersi collocare soprattutto nel posto che desidera e in cui può rendersi più funzionale e utile per la totalità degli altri. Un soggetto deve sempre riuscire a trovare e costruire la sua dimora fra gli altri per non arroccarsi da eremita in una isolata e sperduta fortezza della solitudine.

78.

La condizione fondamentale che un soggetto deve possedere nella propria interiorità per riuscire a trovare il proprio congeniale e desiderato posto fra la gente è l’accoglienza della particolarità e il riconoscimento dell’unicità che si cela in sé stesso ed in ogni altro, che deve essere capace a sua volta di ricambiare tale sentimento di tolleranza rendendolo esteso e partecipato ad ognuno, per tutti. Un soggetto, solo dopo aver intrapreso una lunga e difficoltosa navigazione fra le pieghe del proprio sé, una ricerca determinata alla scoperta di cosa nella sua interiorità voglia divenire nell’esteriorità, all’infuori di sé, del posto che desidera occupare nel mondo, raggiunge la riconciliazione e la pacificazione con sé stesso e con ogni altro essere esistente, indistintamente. Nel momento in cui un soggetto venga a riappacificarsi e a quietarsi con gli altri, con la gente presente nel mondo, non vedrà più fuori di sé, fra le persone scorte ed incontrate giornalmente sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, degli “Altri – Estranei”, della semplice e spregiata gente, ma degli “Altri – Sé”, dei simili, dei compagni nella buona o cattiva sorte, nell’avventura che è l’esistenza.

79.

Condizione essenziale per l’interiorità di un soggetto per il ritrovamento del proprio sé simile anche nell’ altro, per la sua rappacificazione con la gente e per rinvenire e costruire il proprio posto nel mondo, è la pacificazione di essa con sé stessa attraverso la riuscita della conciliazione fra la propria immagine interiore ed esteriore; il loro equilibrio, e alla fine l’accettazione totale di sé stessi come singolarità, particolarità unica e irripetibile e mai  rifiutabile da sé o da chiunque altro. In un soggetto, solo attraverso il riequilibrio e il rispecchiarsi della propria interiorità nella propria esteriorità e viceversa si può raggiungere l’armonia fra sé e l’altro, l’accettazione verso sé stessi e della gente esistente al mondo. Senza questo riconoscimento e accoglienza nella propria interiorità del reale sé stesso e dell’altro che si incontra fra la gente che esiste al mondo, un soggetto sarà condannato a sentirsi sempre, finché esista, estraneo fra gli altri e con sé, per sé stesso irriconoscibile ogni qual volta che si guardi allo specchio.

80.

Un soggetto incapace, nella propria interiorità, di accettarsi ed accogliersi, non potrà nemmeno mai accettare e riconoscere positivamente ed interamente l’altro, incontrato sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento. Una persona incapace di trovare un posto per sé stesso nella propria interiorità, non lo troverà mai nemmeno mai fra gli altri, fra la gente. Il luogo in cui l’interiorità di un soggetto precipita, quando si rivela incapace di accogliere ed accettare sé stessa e l’altro, quando intraprende un simile percorso nella propria esistenza, non è un mondo di pace e di armonia in cui si senta accolta e custodita ma un cosmo caotico e oscuro fatto di tante singole individualità distanti ed inconsapevoli l’una dell’altra, delle reciproche meraviglie e sorprendenti bellezze celate da un’ esteriorità che spesso occulta dietro di sé l’inimmaginabile vastità dell’interiorità ad essa unita. Ad un soggetto rinchiuso nella propria interiorità, incapace di accettarsi pienamente e di accettare l’altro fra la gente, il mondo apparirà sempre come avvolto da una eterna notte in cui ogni stella del firmamento è spenta, un buco nero senza luce.