126.
L’amore agisce su un individuo, che prova tale sentimento per un altro, come una forza, come una potenza, che su di lui si scatena alla maniera di un cataclisma, volta al superamento della propria singolarità in una dualità all’interno del rapporto amoroso. La forza dell’amore, su di un soggetto che ama, ha l’effetto di annullare ogni particolarismo teso al soddisfacimento dei bisogni e dei piaceri richiesti dalla sua interiorità, il suo essere egoista, trasformandolo, invece, in un totale e spesso esagerato altruismo nei confronti dell’altro, moltiplicandone le energie e le motivazioni per potergli consentire di assolvere al meglio al completo soddisfacimento e esaurimento dei suoi desideri. L’amore fra due soggetti trasforma il loro essere delle persone singole ed isolate, in una loro fusione che le porta a considerarsi al plurale, cambia un io in un noi.
127.
L’amore di un soggetto, portando allo scoperto spesso la sua intima interiorità, lo rende vulnerabile e manipolabile qualora la persona verso cui da lui venga indirizzato questo sentimento non sia portata a ricambiarlo in maniera spontanea, sincera, non dettata da interessi di sorta ma che tenda ad approfittarsi del legame che li unisce, usandolo a scopo di vigliacco sfruttamento. La debolezza e la fragilità di un individuo in un rapporto d’amore non derivano dal provare tale sentimento per l’amato, ma nella tendenza ad esistere solo per l’altro e non più anche per sé stesso, a dimenticarsi, al passare in secondo piano del proprio sé, cosa pur giusta in una relazione scambievolmente equilibrata ma grave errore se fatto soprattutto per la persona sbagliata, non meritevole di tanto angustiarsi per lei, da cui si verrà prima o poi feriti ed abbattuti. In amore non ci devono essere schiavi e padroni, ma solo persone libere e uguali l’una di fronte all’altra, con pari diritti e doveri, l’uno nei confronti dell’altro.
128.
L’equilibrio dell’interiorità con e in sé stessa, il rispetto e la dedizione per sé stessa, da parte di un soggetto che prova amore all’interno di un rapporto con l’altro, non deve mai venir meno od offuscarsi. Il totale annullamento dell’interiorità di un soggetto, della sua personalità in un rapporto d’amore sotto qualsiasi aspetto per l’assoluta accondiscendenza verso l’altro, quasi usata come moneta di scambio nei confronti del sentimento ricevuto da esso, ma sulla cui capacità di sopravvivere al tempo, alle insidie dell’esistenza e del mondo non si è pronti a scommettere con certezza, non potrà comunque impedire la fine della relazione quando giunga tale momento, ma anzi accelerarla. Se per amore dell’altro, per paura che sfugga, un soggetto si trasforma in una persona diversa da quella che lo ha conquistato, con il mutare del proprio sé anche la relazione svanirà.
129.
L’amore non è un qualcosa di programmabile, di dominato da una rigida e ferrea logica, che possa essere cercato e trovato quando un soggetto ne senta per sé il bisogno impellente, non va inseguito ossessionatamene o scovato in un luogo dove non ve ne sia traccia, in un altro in cui si insista, illudendosi e ingannandosi, nel vederlo a tutti i costi. Pensare, sperare invano di aver scorto l’amore in un altro individuo che non rispecchi o che non consenta ad un soggetto di portare all’esterno il proprio più profondo sé nascosto dietro l’esteriorità, è sola una finzione che l’interiorità di un soggetto propina a sé stessa figlia della fretta, di un bisogno inappagato e inappagabile che essa ha d’amare; è segno del possesso di un’interiorità, non pacificata e non equilibrata con e in sé stessa, impreparata per farlo. L’amore arriva quando si è realmente pronti per amare, va perciò atteso ma mai drammaticamente e disperatamente inseguito.
130.
L’accontentarsi, l‘illudersi di un soggetto di aver trovato il vero amore in una persona che con esso si relazioni in modo puro, con sincero sentimento, ma che non l’appaghi pienamente, verso cui non si provi un pieno rispecchiarsi della propria interiorità o semplicemente anche attrazione per la sua esteriorità, non potrà mai essere considerato più che affezione per l’altro, un semplice e generico stargli accanto alla meno peggio. In una persona, un amore figlio del compromesso con la propria interiorità stanca di una ricerca, all’apparenza interminabile, di una soggettività altra che la completi non potrà mai essere considerato tale, al contrario sarà tanto più lontano dal vero amore quanto più si sarà convinti nella proprio interiorità che lo sia. Un soggetto per cui l’amore è un’illusione, autoconvincimento della propria interiorità della sua presenza quando invece verso l’altro si nutre solo un tiepido affetto, un generico volere bene, resterà sempre un qualcosa di sconosciuto e distante, mai un possesso per sé ma sempre e unicamente per gli altri.