111.
Non è dal momento in cui l’interiorità di un soggetto si trova al culmine della sua possibilità di realizzazione, della sua potenza d’azione, che si può misurare la sua invulnerabilità al negativo dell’esistenza. L’interiorità di un soggetto che non sia mai stata provata dal dolore per la perdita di una condizione favorevole posseduta, dal cadere nel vuoto dell’esistenza di una persona a lei vicina, non si conoscerà mai totalmente. Un soggetto per ottenere un’interiorità pacificata ed equilibrata con e in sé stessa dovrà conoscersi ed esperirsi fra le lacrime, fra le sofferenze, fra le delusioni: solamente superate le quali si può giungere a una vera conoscenza e comprensione di essa e del proprio sé. Non è dalla grandezza delle azioni compibili che si misura l’invulnerabilità al negativo dell’esistenza dell’interiorità di un soggetto ma dalla sua capacità di superare e sopravvivere anche alle più piccole avversità e soprattutto ai dolori più acuti e più profondi che possono segnarla.
112.
La capacità dell’interiorità di un soggetto di superare ogni ostacolo che gli si presenta sul suo personale cammino sulla strada del cambiamento nasce dal desiderio, conseguenza della volontà di compiere un dovere per afferrare il sogno che l’accompagna. Il desiderio di un qualcosa che si genera nell’interiorità di un soggetto, viene trasformato in dovere da rispettare e da compiere, attraverso la volontà di cambiamento dell’esistenza, della propria condizione di fruizione di sé, degli altri e del mondo, solo dopo che l’intelletto ne ha percepito l’urgenza e la ragione ne ha stimato e approvato l’importanza per il proprio sé. Un soggetto incapace di provare un desiderio, per qualcosa che vada oltre la soddisfazione rapida e momentanea della propria istintività, l’appagamento della propria fugace esteriorità, tralasciando in parte o totalmente l’interiorità, non giungerà mai a padroneggiarsi e a intimamente penetrarsi e conoscersi.
113.
Il fuoco del desiderio può scaldare ma soprattutto bruciare l’interiorità di un soggetto. Quando il desiderio di un qualcosa si trasforma per un soggetto in malsana ed irremovibile ossessione, tale da pretendere per il suo soddisfacimento il consumarsi e l’esaurirsi di ogni personale energia, di ogni propria risorsa esteriore ed interiore, egli dovrà sentirsi libero e sciolto dal vincolo di rispetto che ad esso legava attraverso il suo dover essere realizzato, per completare ed arricchire la propria interiorità, mostrando capacità di equilibrio ed analisi di sé in una tale situazione. Un’interiorità pacificata ed equilibrata con e in sé stessa deve essere sempre capace di non destabilizzarsi di fronte a nulla, di non perdere il proprio equilibrio e la propria quiete interiore di fronte alla possibile o impossibile realizzabilità del più ardito desiderio a cui essa possa aspirare o aver aspirato.
114.
La capacità di un soggetto di mantenere perpetuamente inalterato il proprio equilibrio interiore, faticosamente raggiunto, di fronte a ogni evento o situazione in cui si imbatta sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento è la continenza, attitudine a saper “dire di no” quando richiesto, facoltà essenziale da raggiungere e da controllare per poter arrivare a possedere un’interiorità pacificata ed equilibrata con e in sé stessa. La continenza da parte di un soggetto rappresenta la facoltà della sua interiorità di rifiutare, di respingere fermamente ciò che viene a trovarsi per lui a portata di mano, facilmente possedibile e raccoglibile, ma il cui coglimento e godimento, romperebbe l’equilibrio da essa con impegno conquistato e preservato. Nell’interiorità di un soggetto nel “dire di no” sia sempre la sua ragione a pronunciare l’ultima parola, e non la circonstanzialità degli eventi a precludergli l’appagamento del desiderio, la possibilità di possedere ciò che nel profondo brama. Condizione questa che genera rimorso, frustrazione, insoddisfazione nei confronti della propria esistenza, con conseguente destabilizzazione di sé stessi
115.
Per un soggetto, in possesso di un’interiorità pacificata ed equilibrata con e in sé stessa, ogni evento trascorso e conosciuto per esperienza, ogni altro incontrato, sul suo personale cammino sulla strada del cambiamento, troverà il proprio posto nella sua interiorità, sarà custodito come prezioso ricordo e mai abbandonato al nulla dell’oblio della dimenticanza. La facoltà presente nell’interiorità di un soggetto per cui ogni cosa facente parte della sua esistenza ha la sua dimora nei suoi ricordi è la memoria: trasparente e completa conoscenza del percorso esistenziale e dell’immagine dell’interiorità di un soggetto a sé stessa. Da parte di un soggetto, dimenticare e facendolo non possedere un ricordo degli eventi passati e degli altri incontrati esistendo al mondo, equivale ad annullare una parte di sé, della propria interiorità, della propria esistenza, a smarrirla e perderla irrevocabilmente per sempre.