Il Proprio Codice, La Propria Via – Parte 1

Per poter camminare sulla mia via e riuscire con gli altri nel mondo mai a dover contrastare,

mi serve un codice di condotta che mi faccia da armatura, che mi ripari dal vizio della medietà.

Qualcosa che mi impedisca di cedere al lato oscuro con cui devo ogni giorno con fatica lottare,

per non tornare indietro sul mio cammino nell’esistenza, senza rispetto del dovere e pietà per me.

101.

Un soggetto sul suo personale cammino sulla strada del cambiamento deve elaborare e venire componendo nella sua interiorità, grazie all’esperienza acquisita con gli avvenimenti affrontati nell’arco dell’esistenza, un proprio codice di condotta, una propria via d’azione, una serie di regole rigide e flessibili allo stesso tempo, fluide, sempre mutabili nella forma ma stabili nella sostanza, più o meno adattabili ad ogni situazione e difficoltà in cui si possa imbattere. Questo codice dovrà essere basato su due concetti principali, il rispetto ed il dovere verso sé stessi e gli altri. In un’interiorità pacificata dovere e rispetto sono da considerarsi le due facce di una stessa medaglia: la volontà. Volontà che è fatta di dovere per rispetto di sé e degli altri e rispetto del dovere per sé e verso gli altri.

102.

Per un soggetto, sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, il concetto di dovere, il cui significato è sinonimo di sacrificio e privazione, è uno stato, una condizione dell’esistenza non misconoscibile. Sebbene alla nozione di dovere si associ troppo spesso quella di pressione, di imposizione di esso da parte degli altri, dall’esterno, un dovere non deve mai nascere dall’esterno dell’interiorità di un soggetto, ma deve essere un moto spontaneo di essa. Un dovere è una scelta personale, deve essere libera volontà di adeguazione dell’interiorità alla ragione che porta in sé alla sua formulazione. Ogni dovere è frutto del connubio fra l’intelletto che sceglie cosa volere e come realizzare tale desiderio e la ragione che mostra all’interiorità di un soggetto la verità e la necessità di un’azione, da dover assolutamente compiere nell’esistenza per l’accrescimento di essa e per assecondare la propria volontà di cambiamento. Senza il dovere nell’esistenza di un soggetto, tutto si ridurrebbe ad azioni da compiere o no indifferentemente, in libertà di potere osare di non far mai niente sia per sé stessi che per gli altri.

103.

Un dovere non deve esser mai imposto dall’interiorità del soggetto alla sua volontà; deve essere nella maggior parte dei casi da essa accettato, con la ragione assecondato, forse in alcune situazioni seguito e proseguito nello sforzo per compierlo con inerzia, ma sempre attuato poiché ogni dovere va sempre portato avanti fino in fondo e concluso fino all’adempimento di esso. In un soggetto, il dolore ed il sacrificio connessi all’esaurimento di un dovere, si accettano solo rispettandone l’impellenza e la necessità per la propria interiorità, comprendendo il carico di responsabilità verso sé stessi e gli altri che esso sempre comporta. Il compimento obbligatorio del dovere che la ragione presenta alla volontà, contenuta nell’interiorità di un soggetto, non va mai fuggito ma sempre finalizzato.

104.

Per un soggetto ci saranno sempre momenti in cui, sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, la sua volontà di fronte al dovere da compiere sembrerà farsi stanca, vacillare, essere sul punto di arrendersi, di abbandonare e far cadere nel nulla ogni sforzo fin lì compiuto per adempierlo. In una simile situazione, in un tale momento di sconforto, la vera forza di un’interiorità equilibrata e pacificata con e in sé stessa, consistente nel possedere una ferrea e incrollabile volontà di cambiamento, che le permetterà di superare ogni ostacolo e compiere il più immane dei sacrifici fino a condurre il soggetto alla meta. Per un soggetto in possesso di un’interiorità pacificata ed equilibrata con e in sé stessa, il limite non esiste, poiché aldilà di questo si vede sempre un qualcosa di ulteriore e possibile, l’illimite, l’infinito, e mai il vuoto e il nulla dell’impossibilità.

105.

In un soggetto, una volontà di cambiamento capace di superare ogni ostacolo e compiere qualsiasi sacrificio per rispetto del dovere, è ciò che permette alla sua interiorità pacificata ed equilibrata con e in sé stessa, di trasformare il sogno in realtà, l’impossibile in possibile. Per un soggetto l’impossibilità di afferrare un qualcosa deve sempre essere un arco capace di protendere la propria volontà di cambiamento verso la possibilità di farlo; la sfida con sé e alla volontà, che un dovere impone all’interiorità di un soggetto, va sempre vinta o almeno combattuta strenuamente, fino in fondo, fino all’ultimo istante, con ogni forza e risorsa permessa da sé stessi. L’impossibile è troppe volte, nell’interiorità non pacificata di un soggetto, il regno delle scuse e dei rimpianti, marchio per essa della mancata volontà di cimentarsi nell’esistenza e mettersi a confronto con sé stessi nel suo svolgersi.