86.
Seppure sia forse utopistico da parte dell’interiorità di un soggetto pensare che si possa rendere il mondo in cui si esiste il migliore dei mondi possibili per tutti, quantomeno per il maggior numero di altri possibile, e non solo per una minoranza ristretta di pochi altri, è realistico da parte sua prendere in considerazione la possibilità di poter elevare il livello della condizione d’esistenza di quanta più gente si possa, attraverso un personale e collettivo sforzo e sacrificio, che non dovrebbero essere mai percepiti come tali ma come un moto spontaneo e disinteressato, a quello degli eletti dalla sorte. Se il venire al mondo di un soggetto in un luogo o in un tempo precisi, con determinate possibilità, con una determinata distribuzione di pregi e difetti immutabile, è frutto solo del caso, la sua esistenza lo sia sempre e unicamente di una scelta.
87.
Sebbene la condizione apparente a cui il mondo tenda e in cui versi sembri essere, per l’interiorità di un soggetto che in esso esiste, il disordine e l’iniquità, forse essa è tale solo per la persona che la percepisce così in base alla maniera della propria interiorità di intendere e giudicare la propria esistenza. Forse l’apparente vittoria del caos sull’ordine, dell’iniquità sull’equità delle possibilità legate all’esistenza nel mondo, che è sempre costituito da una variegata e tormentata moltitudine di gente, che è segnato dalle più sublimi presenze di individui e dalle più abbiette mostruosità compibili da un soggetto, è una prova, un segno delle luci ed ombre che si alternano e sovrappongono, spesso con la vittoria dell’ombra, nell’interiorità di ogni individuo, sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento. Il mondo quindi, dimostra ad un soggetto che per portare la luce a prevalere in esso, al posto dell’apparente imperante ombra, egli deve fare prima posto alla luce nella propria interiorità accogliendola e facendosi da essa guidare in ogni situazione affrontata nell’esistenza.
88.
Constatando l’iniquità delle possibilità legate all’esistenza, le azioni abbiette compibili da ogni individuo, tutto ciò che di sfuocato vi è al mondo, nell’interiorità di un soggetto pacificato ed equilibrato con ed in sé stesso, baciato tuttavia dal destino che gli ha conferito una condizione di esistenza sempre favorevole e ristretta a pochi altri privilegiati, la domanda sulla possibilità del suo cambiamento, del suo miglioramento non potrà che nascere comunque spontanea; tale domanda oltre che nascere, sarà ancor più, sempre fissa e presente nelle interiorità delle persone toccate e mai graziate da una sorte che sembra al contrario non risparmiargli mai nessuna ingiustizia e nessuna sofferenza, in ogni modo per sé possibile. Nell’interiorità di un soggetto che sia continuamente circondato e immerso nella sofferenza e nell’ingiustizia, dopo un po’ la domanda del perché della sua esistenza al mondo lascerà il posto a quella sul quando e sul come della sua sempre sperata possibile conclusione che sembra mai farsi realtà.
89.
La radice di un possibile cambiamento e miglioramento del mondo non va cercata da un soggetto in chissà quale posto remoto o in un mitico altro, non va attesa come un qualcosa che possa provenire e realizzarsi autonomamente attraverso chissà cosa o chi, ma va scovata ed inseguita prima di tutto, prima che fra gli altri esseri esistenti al mondo, nella propria semplice interiorità. Se al mondo vi può essere una sterzata nella direzione di una vera giustizia e di una equa distribuzione delle possibilità legate all’esistenza questa potrà originarsi e svilupparsi solo a seguito di un cambiamento ed un miglioramento della propria interiorità da parte di ogni soggetto esistente in esso, percorrente il proprio personale cammino sulla strada del cambiamento. Se il mondo è composto per l’interiorità di un soggetto da sé stessa e da ogni altro in esso esistente, dalla gente tutta, allora questo potrà essere da tutti cambiato e migliorato solo essendo in prima battuta essa stessa disposta a provare a cambiare e migliorare il proprio sé.
90.
Il cambiamento del mondo non va inteso, nell’interiorità di un soggetto, in un vago senso miglioristico o di impossibile estensione delle medesime, e più preferibili da un individuo, possibilità legate all’esistenza, a tutti, ma deve essere considerato come un rinnovamento di esso, improntato al diffondersi e al sorgere di un maggiore senso di responsabilità e solidarietà verso l’altro da parte di ognuno, di fratellanza, accoglienza e riconoscimento di ogni persona nei confronti di un’altra diversa sotto molteplici aspetti. L’esistenza nel mondo deve essere vista, da parte dell’interiorità di un soggetto, come una grande responsabilità, prima nei confronti di chi gli ha permesso di iniziare a farlo, poi di chi gli permette di continuare ad esistere in una certa condizione esistenziale favorevole ed infine di sé stesso che dovrà permettere a sua volta agli altri, a lui contemporanei o posteriori, di seguitare ad esistere o di iniziare ad farlo, in un mondo che li accolga, li custodisca e non li scacci, permettendogli di crescere ed arricchire la loro interiorità.