Di Quanti Amici Abbiamo Bisogno?

“Di quanti amici abbiamo bisogno” è il titolo di un libro di Robin Dunbar, un antropologo e psicologo evoluzionista britannico. Questo libro, dal mio punto di vista, è interessante per due motivi. Il primo è l’indicazione del numero di persone che compone un gruppo funzionale per gli uomini e verso cui si prova affetto (numero di Dunbar) e il secondo la teoria della mente come capacità di “leggere il pensiero” agli altri e il massimo grado raggiungibile.  Argomento di questo articolo sarà il “numero di Dunbar” che ho verificato e corretto alla luce del mio Quantum Communication System.

Ciascuno di noi dalla nascita appartiene di default a dei gruppi: la famiglia di origine, gli amici, i colleghi sul lavoro, la città, la regione, la nazione, etc… Ma quando per noi una persona all’interno di un gruppo ha un impatto emotivo nella nostra vita? In parole povere la sua mancanza suscita in noi un senso di vuoto e un dispiacere? Robin Dunbar stima un numero massimo di 150 persone a cui nella vita ci si può affezionare contemporaneamente per via delle dimensioni del nostro cervello. Ogni persona nuova per farsi strada nel nostro gruppo deve prendere il posto di un’altra, da qui la difficoltà che ognuno di noi sperimenta a farsi riconoscere e accettare all’interno di un nuovo contesto sociale. Non ce l’hanno con noi, dobbiamo solo diventare familiari e sostituire qualcun alto.

Quali sono i gruppi a cui apparteniamo?

Per Dunbar i gruppi o cerchie a cui apparteniamo si ottengono prendendo i numero 5, 15 e 50 e poi 150 come unita base e moltiplicando per 3. Primo cerchio da 5 la famiglia, secondo gruppo da 15 le persone con cui si ha un’interazione quotidiana, terzo gruppo da 150 quelle con cui ci si vede mensilmente e 450 il clan con cui si ha una relazione annuale e più impersonale a livello di conoscente. Ora questo è un riassunto della tesi di Dunbar (per l’esposizione precisa della sua teoria vi invito a leggere i suoi lavori) che fa emergere come i gruppi si connotino per due valori: il numero di persone e la frequenza dei contatti, quindi spazio e tempo. In teoria inoltre un maggiore numero di momenti di contatto porta anche una maggiore condivisione di energia quindi torna sempre la nostra triade di spazio, tempo ed energia anche nei rapporti fra persone.

Ora vi illustrerò il mio modello con relativi dati che descrive in maniera frattalica il concetto di gruppi.

Consideriamo una comunità di esseri umani come un atomo con degli orbitali da riempire. Continuando la metafora dell’atomo pensiamo che il campo che tiene legati gli elettroni al nucleo sia il legame emotivo con i membri del gruppo. Ora per me questo campo di empatia si estende massimo fino al settimo orbitale (numero quantico principale), oltre questo numero il mio modello  non si applica ai mammiferi ma ad altre forme di vita (pensiamo agli insetti con colonie di miliardi di individui). Come per Dunbar l’unità base è il numero 5 da moltiplicare secondo la successione di Fibonacci (0,1,1,2,3,5,8,13) quindi:

Primo orbitale: famiglia di origine = 5 persone

Secondo Orbitale: famiglia di derivazione (quella che formiamo noi) = 5 persone

Terzo orbitale: gruppo dei pari (amici, persone con cui risuoniamo) = 10 persone

Quarto Orbitale: persone con cui interagiamo per lavoro = 15 persone

Quinto Orbitale: persone con cui interagiamo nei luoghi di svago (tennis, il bar, il circolo, la palestra,etc) = 25 persone

Sesto Orbitale: persone che vediamo ciclicamente tra i 3 mesi e 1 anno = 40 persone

Settimo Orbitale: persone con cui interagiamo sporadicamente fra 1 e 2 anni = 65 persone

Il numero totale è 165, vicino al numero di Dunbar ma maggiore del 10%. Per me questo è il numero di persone per cui noi riusciamo contemporaneamente a provare dell’empatia, di cui può importarci realmente il fatto che siano vive e per cui proviamo affetto (maggiore o minore a seconda della vicinanza a noi e del numero di frequentazioni – spazio e tempo condivisi). Come vedete una persona con cui non avete contatti da più di due anni esce dalla vostra forza di attrazione per diventare un conoscente/estraneo. Il posto lasciato da lui libero sarà rimpiazzato da qualcun altro. Dal mio punto di vista anche ciascun orbitale tende alla stabilità e per questo se si perde un amico intimo, una compagna si tende a rimpiazzarlo quanto prima. Come un collega che se ne va viene rimpiazzato dall’azienda.

Tendiamo a riequilibrare il numero di persone care nell’orbitale come fa un atomo con gli elettroni.

Perché ho scelto il 5 come numero base? Semplice è un numero che rispecchia un altro frattale della realtà. Ogni gruppo da 5 tenderà sempre ad avere al suo interno un mix di personalità che descriverò in un successivo articolo. La successione di Fibonacci invece rappresenta uno dei tanti “archetipi” numerici su cui secondo me è strutturata la nostra realtà come pi greco, la sezione aurea, il tre, il cinque, il sette e altri che vedremo in futuro.

Nota pratica: tale modello può essere usato nel mondo del lavoro o dove serva l’interazione per creare dei team funzionali e a “misura d’uomo” (in alcune aziende oltreoceano il numero di Dunbar viene già usato per dimensionare i team – max 5 persone – e per segmentare le piramidi aziendali). Perché per creare un team che funzioni al lavoro le persone devono tenere l’una all’altra altrimenti le dinamiche di gruppo ne risentono. Noi siamo sempre primati, non siamo insetti, capaci di coordinarsi ed essere funzionali in gruppi più grandi. Questo va sempre tenuto a mente da parte di titolari di imprese e manager vari.

E i miei amici e follower sui social cosa sono?

Emotivamente, dal mio punto di vista, gli amici e i follower sui social se non si ha con loro delle interazioni che coinvolgono i 5 sensi insieme (in presenza quindi) sono al massimo conoscenti o estranei. Possiamo vederla come vogliamo ma prima o poi siamo costretti a riconoscerci come primati che vogliono vedersi dal vivo e “toccarsi”, al massimo che continuando a evolvere diventiamo altro, allora si vedrà. Quindi i vostri 5000 amici su Facebook o 5000 folllowers sui Instagram non servono a Voi, alla vostra salute emotiva, al massimo solo alle aziende che raccolgono dati e li usano per darli in pasto ai reparti marketing o per “allenare” le intelligenze artificiali a riconoscere delle forme (per il concetto di intelligenza come riconoscitore di forme vi invito a leggere i libri di Ray Kurtzweil). Per questo io ho scelto di avere come amici su Facebook e Linkedin solo persone che rispecchiamo i criteri che ho descritto sopra nel mio modello. Ognuno poi è libero di fare quello che vuole ma la natura seconda me ha il suo ordine implicato, le sue regole, che alla fine vinceranno sempre sulla nostra cultura. QUESTO E’ IL MIO PUNTO DI VISTA!