96.
Usare il mondo, additare lo scarso potere decisionale e di controllo che ogni soggetto in esso presente ed esistente può possedere su di esso o sui micromondi con cui viene a contatto e si relaziona, come scusa per la propria interiorità della mancata possibilità di costruire il mondo in essa sognato è un pretesto e una scappatoia tipica di una persona che lascia che siano gli altri ad edificare un mondo per lei al proprio posto, che si lamenta sempre con e degli altri, verso la gente e mai con sé stessa per ciò che sembra nell’esistenza sfuggirgli. Il micromondo che si cela tra le pieghe dei sogni dell’interiorità di un soggetto, possibile o no da edificare, deve comunque e sempre essere un dovere e un volere personale, un’opera ed una conquista che la propria interiorità deve demandare solo a sé stessa e mai ad un altro, in cui nessuno dovrà mai sostituirla, possibilmente solo coadiuvarla. Per l’interiorità di un soggetto il proprio micromondo deve essere sempre specchio di sé stessa, delle proprie credenze e convinzioni, del proprio modo d’agire, della forza della propria volontà di cambiamento.
97.
Il “Mondo dell’esistenza” desiderato e sognato dall’interiorità di un soggetto, non deve e non può mai essere fondato sulle macerie di quello di un altro, costretto ad abbandonare volontariamente o no il sogno di costruire il proprio micromondo nella realtà, per dedicarsi alla realizzazione di quello dell’altro. L’interiorità di un soggetto non può e non deve mai accettare o permettere il sacrifico del micromondo sognato da un altro per l’edificazione del proprio progetto di realtà esistenziale. Ogni micromondo presente nel macromondo, nel mondo generale che tutti li racchiude e custodisce, deve incastrarsi più o meno con gli altri che lo circondano, deve rispettarli nella loro unicità e progettualità, nella loro possibilità di realizzazione e con essi formare un tutto solido e solidale nelle varie parti. Il mondo è come un coro formato da professionisti e da dilettanti, in cui si levano voci più intonate e dalla tonalità alta di altre, ma in cui, a tutti deve venir data comunque la possibilità di partecipare al canto.
98.
Il mondo personale costruito dall’interiorità di un soggetto non è un qualcosa che giace in una condizione fissa ed immutabile, ma anzi in uno stato sempre fluido e cangiante a seconda degli eventi passati e presenti affrontati, fatto per cambiare infinite volte, se necessario, sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento. Per l’interiorità di un soggetto, la condizione di realizzabilità del proprio micromondo deve rispondere ad un requisito preciso e non variabile, intorno a cui tutti gli altri possono solo ruotare, cioè alla presa di coscienza da parte di essa dei propri limiti e punti di forza, al riconoscimento delle proprie personali e reali condizioni esistenziali. L’interiorità di un soggetto, che si affanna per provare a costruire un micromondo che sa nel profondo che non potrà mai appartenergli pienamente, precipiterà prima o poi in una prigione di delusione e frustrazione edificata dalle sue stesse mani.
99.
“Un mondo dell’esistenza” personale, basato sulla frustrazione e costruito dalle ceneri della delusione, non potrà non solo essere mai in armonia con gli altri micromondi ad esso vicini e presenti nel mondo generale, ma nemmeno darà mai pace e serenità all’interiorità del soggetto che volente o nolente ha finito per crearlo attorno a sé stesso. Il micromondo che, nell’interiorità di un soggetto, nasce dalla frustrazione e viene costruito e fortificato dall’insoddisfazione personale non potrà prima o poi che crollare su sé stesso, portando con sé nella sua rovinosa caduta anche parte dei “Mondi dell’esistenza” degli altri a lui vicini. Quando crolla il mondo personale di un soggetto, questo spargerà parte dei suoi detriti e rovine anche in quelli degli altri a lui prossimi e cari, perché nessuno sarà mai veramente solo finché continua a camminare ed esistere fra la gente, ma le sue azioni e quelle degli altri saranno sempre e comunque simili ai cerchi concentrici che si formano dalla caduta di oggetti in un calmo specchio d’acqua, i quali si amplificano e distruggono a vicenda venendo a contatto.
100.
La costruzione di un mondo dell’esistenza personale, verosimile e vicino ai desideri dell’interiorità del soggetto che lo elabora e vorrebbe edificarlo, è sempre possibile a patto di essere in pace ed equilibrati con ed in sé stessi. L’interiorità di un soggetto per far divenire reale il proprio micromondo desiderato, oltre ad essere in armonia con sé stessa e con ogni altra persona esistente al mondo, dovrà estrapolare ed elaborare dalle esperienze e dalle conoscenze fatte sul proprio personale cammino sulla strada del cambiamento un proprio codice di condotta, una propria via d’azione, da seguire sempre, in ogni situazione e mai da respingere o abbandonare per le difficoltà ad essa legate. Dal momento in cui un soggetto trova e scopre nella propria interiorità la propria via d’azione, questa deve divenire il suo orgoglio e la sua forza, l’unica compagna che gli resterà e dovrà rimanergli sempre e comunque vicino, sul suo personale cammino sulla strada del cambiamento, nell’ascesa e nell’edificazione del santuario della sua esistenza che sarà il suo micromondo.