Il Mondo – Parte 1

Il Proprio Essere Tra La Gente: Il Mondo.

Per non  far perder con la mia eventuale dipartita il mistero che è l’anima mia, devo da me uscire,

l’altro nel mondo deve cessare di essermi ogni giorno nemico e divenire un universo di scoperta.

Senza affrettarmi solo nel giudizio, all’altro tra la gente mi devo avvicinare e la sua voce udire,

perché, solo dopo avergli porto l’orecchio e guardato nell’anima, la sua estraneità sarà poi divelta.

81.

Un soggetto, spesso nella sua interiorità, tende a considerare il mondo come un qualcosa di sfuggente, di non precisamente inquadrabile, la cui natura lo porta ad essere al contempo vicino e lontano a sé, ma comunque sempre presente per ognuno, come una realtà impossibile da non riconoscere poiché ogni persona, ogni giorno, di mattina, al risveglio aprendo gli occhi, ogni volta, trova comunque il mondo davanti a sé pronto a dischiudersi alla propria interiorità. Il mondo appare, all’interiorità di un soggetto, vicino poiché rappresenta la totalità di quello che cade sotto i propri sensi e la propria capacità di influire ed essere in relazione. Il mondo rappresenta tutto quello di cui si può avere diretta esperienza. Ma è anche lontano, poiché il mondo si estende oltre quello con cui un soggetto si trova ad interagire nell’immediato o nel conosciuto. Oltre il personale piccolo mondo esperito e conosciuto da un soggetto ve n’è sempre uno più grande ricomprensivo del primo, in un infinito gioco di scatole cinesi.

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Ogni evento che accade al mondo, ad ogni persona che in esso è presente ed esiste, sembra legato strettamente e vicendevolmente a quello che lo ha preceduto; ne è conseguenza o si sviluppa contemporaneamente ad esso, sebbene non direttamente ma solo attraverso una fitta rete di rimandi e rapporti di cui è spesso impossibile cogliere agilmente e lucidamente la trama dei fili che li lega l’uno all’altro, il disegno che vengono a comporre. Ciò che deve essere certo e compreso dall’interiorità di un soggetto, è che al mondo un piccolo evento può spesso portare e generare un grande evento. Ogni decisione di un singolo può avere ricadute inimmaginabili sull’esistenza di molteplici individui a lui vicini, a lui conosciuti ma anche sconosciuti. La condizione che sembra caratterizzare il mondo è il più o meno stretto legame, di tutto con tutti e di tutti con tutto, è la “Comunanza globale”, generale nell’unità del tutto, per cui  al mondo non vi è mai vero e reale isolamento di soggetti, cose od eventi, ma solo separazione ideale di essi.

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Un mondo per cui vale la condizione di “Comunanza globale”, in cui le azioni e le persone che le compiono, di qualsiasi genere e natura esse siano, hanno un’influenza reale più grande di quella apparente per l’interiorità di un soggetto che le osservi e le giudichi, porta con sé la domanda, che sorge nell’interiorità del medesimo soggetto, che in esso esista e si relazioni agli altri, sulla sua bontà, sul suo essere “Il migliore dei mondi possibili” per sé o per l’altro. La domanda che sorge nell’interiorità di un soggetto, sulla bontà per sé o per l’altro del mondo in cui esiste, non trova mai una possibile risposta che sia esauriente e completa, si può solo ricavare per sé una risposta dalla propria esperienza o da quella altrui, che sembra insegnare e suggerire che per alcuni sia il migliore dei mondi possibili per altri no, che per il medesimo individuo lo sia anche a seconda del momento dell’esistenza, del proprio personale cammino sulla strada del cambiamento. Per alcuni, in alcuni momenti, il mondo si rivela benevolo, per certi altri malevolo, per molti troppo spesso è sempre avverso, divenendo quasi un acerrimo nemico.

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Ogni persona per cui l’esistenza, nella propria interiorità, sarà vista come una maledizione senza senso o motivo, ad essa attribuita da un beffardo ed ingiusto destino, il mondo non potrà certo apparire come il migliore dei mondi possibili per sé, forse solo e sempre per gli altri. Per un soggetto che nella propria interiorità si rivolga al mondo solo per denigrarlo, la realtà e l’esistenza sembreranno essere figlie del caos, dell’ingiustizia, frutto di un male inconcepibile e non comprensibile, non di un ordine, di una qualche forma di legge, del bene o almeno di un’equa ripartizione di essi, di un fragile e sottile ma stabile equilibrio fra giustizia ed ingiustizia. Per un soggetto che abbia conosciuto nel proprio personale cammino sulla strada del cambiamento, solo un mondo di dolore in una condizione perdurante e crescente di sofferenza, l’esistenza sarà sempre un non senso, il suo essere al mondo gli apparirà sempre un non essere, un non esistere veramente.

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Ogni soggetto, per cui il mondo è fondamentalmente una fonte di gioia e soddisfazione, è una perpetua possibilità di realizzazione e crescita della propria interiorità, di capacità di espressione di ciò che in essa si cela, ha il dovere di rispettare questa condizione, di benedirla, di non ritenere questo tipo di esistenza un che di scontato e solo per sé, poiché non condivisa sempre da tutti gli altri individui presenti e esistenti al mondo e perciò da ritenere ancora più speciale. E’ dovere e responsabilità di ogni soggetto, baciato nell’esistenza dal caso e destinato da esso veramente al migliore dei mondi possibili per sé, di essere consapevole di ciò nella propria interiorità, di esistere al mondo in maniera intensa, in ogni momento, senza sprecare ogni possibilità che gli viene offerta, ricordando e tenendo a sé sempre presente, nell’interiorità, che il tipo di esistenza che conduce non è sempre una condizione mai possibile da raggiungere per ogni altro, presente ed esistente al mondo.